No, chiamarli gnocchi era troppo banale. La gastronomia molisana non si accontenta e ha previsto qualcosa in più. Il tocco della mano esperta, che interviene sul prodotto che pare ormai finito, impastato con acqua, farina (e alle volte patate schiacciate), e lo rende unico nel suo genere. Il “cavato”, perché “rigirato” su sé stesso con un rapido movimento dell’indice a renderlo “cavo” all’interno. Una volta preparati e lasciati riposare sotto una bella spolverata di farina, per evitare che si incollino tra di loro, i “cavati” sono pronti per il tuffo in abbondante acqua salata. Non serve prendere il tempo con l’orologio perché essendo una produzione completamente artigianale (non esistono pacchi preparati in commercio di “cavati” fatti a mano) non ci sono indicazioni in merito. L’aiuto ci arriva da loro: quando i “cavati” si sentono “cotti” affiorano sulla superficie dell’acqua in bollore. Vengono pescati con una “schiumarola” e messi nel condimento che li attende. Che condimento? Beh, il must è un bel sugo con spuntature di maiale, che in Molise vengono dette “tracchiulelle”. Per tradizione vengono preparati nei giorni di festa, come la domenica, ma consigliamo di assaggiarli anche il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì e il sabato. Pare che il brano “Shine on you crazy diamond” pubblicato dai Pink Floyd nel 1975, che si riteneva fosse stato dedicato a Syd Barret uscito dal gruppo nel 1968, fosse in realtà un omaggio al “cavato” molisano, il prezioso “crazy diamond” che stregò Gilmour e soci in una tappa gastronomica che fecero in Regione nel 1972.

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