La casa d’aste newyorkese Sotheby’s, il 22 aprile del 2015, ha venduto un diamante per 22 milioni di dollari. L’acquirente è rimasto anonimo. Circa due mesi dopo, all'”Asta di Sant’Antonio” di Carovilli, una coppia di caciocavalli è stata acquistata per 38 euro. L’acquirente non è potuto rimanere anonimo, sia perché il banditore lo ha chiamato per nome, sia perché è dovuto salire sul palco a ritirare i due pregiati pezzi della collezione 2015. Una storia di tradizione popolare, devozione, costume e allegria. L’asta che viene organizzata ogni anno il 13 giugno, in occasione delle Festa di Sant’Antonio, nel piccolo centro altomolisano è un appuntamento da non perdere. Funziona così: i cittadini donano al Comitato organizzatore (la Congrega di Sant’Antonio) proprie produzioni “domestiche”, come uova, pasta fresca, pane cotto in casa, crostate, caciocavalli. Ma anche animali di piccola taglia come galline, conigli e agnelli. Cibo e animali vengono benedetti durante la cerimonia religiosa che si tiene la mattina del 13 giugno. Nel primo pomeriggio, intorno alle 15, il comitato mette tutto all’asta nella piazza centrale e il ricavato viene utilizzato per sostenere le spese della festa. Un tempo venivano battuti solo animali (tra i quali maiali, capre, papere), ma oggi non più. Il meccanismo è quello delle normali aste, offerta di base, rilancio. Unica regola: pagamento e ritiro immediati. Sotheby’s e Christie’s avranno anche Van Gogh e diamanti, ma senza sapori, senza profumi e senza sorrisi.

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