È la moda gastronomica del momento: lo “street food“, il cibo da strada. Ma un bel po’ di anni fa, in Molise, cucinare e mangiare all’aperto non era “chic”, costituiva una necessità. Sì perché, durante la transumanza delle pecore, nel momento in cui un “membro” del gregge non aveva più possibilità di proseguire il viaggio diventava, sul momento, cibo per i pastori. L’animale veniva “depezzato” e via, in cottura. Legna, fuoco di fianco al sentiero, un paiolo, carne di pecora e le poche verdure che c’erano a disposizione, come patate, cipolle, carote, pomodori. Ecco come nasce, secondo la tradizione, la “pezzata” (da “depezzata”, per l’appunto), lo stufato caratteristico di Capracotta, una delle gemme dell’Alto Molise, ai primi posti tra i Comuni più alti d’Italia.

La “pezzata” è un piatto che richiede pazienza, di lunga cottura (almeno 6 ore), sia perché la carne di pecora deve sfibrarsi altrimenti risulta dura e sia perché il sapore è molto forte e va “attenuato” dal prolungato bollore con le verdure.

Ogni prima domenica di Agosto Capracotta celebra con una sagra il suo piatto simbolo. Una festa di strada, dove si cucina, si mangia e ci si diverte all’aperto. La pezzata è un piatto fondamentale della cucina capracottese, ma trovarla in un ristorante è praticamente impossibile. Resiste grazie alla sua festa e alle nonne che ancora la preparano in casa. Signori ecco a voi, lo “street food” ante litteram.

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