Gira voce che solo una volta, nel 1974, ci fu chi osò ordinarne una porzione doppia. Un robusto 37enne di Pavia, capitato in Molise per motivi di famiglia, pensava di non saziarsi. Ma si arrese alla fine del primo piatto. Robusto ma sprovveduto il giovane pavese non sapeva di trovarsi davanti ai più generosi ravioli del mondo: gli “scapolesi“. Il piatto tipico di Scapoli, piccolo centro molisano situato all’estremo ovest della Regione, quasi al confine con il Lazio. Una produzione, inserita nella lista dei “prodotti agroalimentari tradizionali molisani” riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole, unica nel suo genere. Involucro di pasta all’uovo con un ripieno composto da: salsiccia, bieta, pancetta o secondo alcune interpretazioni carne macinata, patate lessate, scamorza, uova, parmigiano. Con un contenuto di questa portata è consuetudine utilizzare un sugo al pomodoro. Ma anche no, perché accontentarsi? Così, tra il bollore del pomodoro di accompagnamento, è facile che spuntino pezzetti di carne (manzo ma anche capra), come tanti piccoli iceberg che sotto il livello del sugo celano la loro reale portata. Il raviolo scapolese è una prelibatezza famosa e molto celebrata. La sua festa si tiene nell’ultima domenica di Carnevale, attira visitatori da ogni parte della Regione e non solo. Come il beffardo 37enne di Pavia, che nel 1974 si trovò davanti alla potenza del raviolo. E scappò.

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