Quando cucinare e, soprattutto, mangiare in strada non era un vezzo, ma una necessità. Quando in tv di programmi sullo “street food” non c’era nemmeno l’ombra. Quando della tv non c’era nemmeno l’ombra. Quando mangiare era un momento di intensa condivisione affettiva. Ecco, a quel tempo, negli stretti vicoli di Monteroduni, piccolo centro in provincia di Isernia, spadroneggiava l’inconfondibile profumo delle “scruppelle”. Un prodotto legato alla tradizione enogastronomica povera, ancorato a radici contadine, con ingredienti semplici e genuini: acqua, farina, lievito, patate lessate e sale.

L’impasto va messo a lievitare per circa due ore, al termine delle quali la pasta viene tagliata a listarelle, che vengono distese e allungate un poco alla volta. Quindi vengono immerse in abbondante olio bollente. Una volta che hanno preso colore vengono tirate su e asciugate dall’olio in eccesso.

A quel punto non resta altro da fare che scacciare dalla mente qualsiasi tipo di preoccupazione e godere del gusto intenso delle croccanti “scruppelle”. Rappresentano la versione salata di altre ricette simili, diffuse nell’entroterra appenninico abruzzese-molisano, con la variante delle patate tra gli ingredienti di base. Oggi sono protagoniste di numerose feste che si tengono a Monteroduni, ma in passato venivano preparate l’antivigilia di Natale, il 23 dicembre. Possiamo solo immaginare la tristezza di tutti il giorno successivo, quando mancavano 364 giorni a una nuova Antivigilia di Natale. Il momento dell’anno più distante da un nuovo appuntamento con le “scruppelle”.

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