La bellezza è un fattore effimero, che muta e sfiorisce con il passare del tempo. Quella interiore no. Agnelli, capretti, vitelli e maiali molisani sono belli anche dentro. E, naturalmente, sono anche buoni. Cuore, fegato, polmoni, reni, sono da sempre ingredienti basilari della cucina molisana. Le parti meno nobili dell’animale costituivano, e costituiscono ancora, una fonte di nutrimento eccezionale, poco costosa e molto versatile. Così sono moltissimi i piatti della tradizione che hanno costruito il loro successo sulle interiora, sulla “coratella“. Quella di vitello risulta essere le più “delicata”, meno “forte” in sapore rispetto a quella di ovini o suini.

Il sapore deciso, ferroso, della “coratella” non può piacere a tutti. Per chi ama il genere “inside”, però, rappresenta una prelibatezza imperdibile. Le varianti più diffuse in cucina molisana sono la coratella in umido e la frittata con la coratella, tipica del periodo pasquale.

Una porzione di coratella, gustata chiudendo gli occhi, rimanda a sapori perduti: il contatto con il piatto pare più intenso, sembra quasi permettere di entrare in intima sintonia con l’essenza dell’animale, di stabilire un contatto privilegiato con esso.

Si dice che “del maiale non si butta niente”. In Molise vale lo stesso per agnelli, capretti e vitelli.

2 thoughts on “In Molise non si butta via niente: la “coratella” e quella bellezza interiore che non sfiorisce

    1. Ciao Livia! Ci associamo al tuo appello e attendiamo anche noi qualcuno del posto che ci spieghi come la fanno lì. Perché in Molise le ricette cambiano di molto anche in pochi kilometri. :)

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