Madama Filtcroft, ricca ereditiera inglese di fine ‘800, aveva una tenuta e vasti appezzamenti di terreno nella zona che oggi combacia in parte con la Regione Molise. Di grande appetito e annoiata dalla scialba cucina inglese si trasferì per alcuni mesi in quei suoi appezzamenti molisani per far sperimentare nuovi gusti al proprio palato. Al suo chef personale, originario di quei luoghi, lanciò una sfida: al primo giorno ti darò tre monete per fare la spesa, al secondo due, al terzo una. Ma in questi tre giorni dovrai stupirmi, in egual maniera. Il cuoco, ovviamente sotto pressione per le aspettative della buona forchetta, passò una giornata intera a riflettere e poi agì. Il primo giorno preparò polpette di vitello, buonissime, ma con carne costosa. Il secondo giorno, con meno soldi, passò alle polpette di maiale, ottime e più economiche. Il terzo giorno, con pochissimi fondi, prese del formaggio. E, grazie a un po’ di pane avanzato da un paio di giorni, diede vita alle polpette cacio e uova. Madama Filtcroft ne fu entusiasta e da allora, narrano alcune leggende non confermate, le “pallotte cacio e ova” entrarono stabilmente nel suo menù. E rimasero impresse nella memoria enogastronomica di quei territorio. Che oggi corrisponde al Molise.
Una preparazione, manco a dirla, povera e dettata dalla necessità di “riciclare” il cibo. Del pane raffermo, uova e formaggio raggiungono la sfericità e vengono tuffate nell’olio bollente per una rapida cottura. Al termine di questo passaggio le pallotte vengono poste in un piatto con il pomodoro, trasformato in sugo molto molto discreto, leggero, una salsa di contorno. Le “pallotte cacio e ova” sono molto apprezzate anche all’estero e in alcuni paesi dell’Essex, in Inghilterra, zona di origine di Madama Filtcroft, vivono tutt’oggi sagre e fiere a loro dedicate.